Alberona, chiare, fresche e dolci acque

Borgo | D’incerta origine, il nome potrebbe derivare da alveus (cavità, ricetto) o alberone (grande albero). Nel primo caso, c’è chi fa riferimento a una comunità di calabresi che si sarebbe rifugiata nel ricetto, intorno al quale sarebbe sorto il paese. Nello Scadenzario di Federico II (1239) il borgo è chiamato Alberona, mentre Andrea Spinelli nei Diurnali del 1258 lo cita come Alvarona.

 

La Storia



950-1000 ca., ampliata dai Normanni, Alberona secondo alcune fonti sarebbe stata fondata dai Bizantini.
1258, Alberona viene donata dal Re Manfredi ad Amelio de Molisio, il cui ricordo è ancora presente nel cognome D’Amelio, diffuso e antico. Passa in seguito ai Cavalieri Templari che ne mantengono il possesso fino al 1307.
1312, il Concilio di Vienna stabilisce la soppressione dell’Ordine dei Templari. Alberona diviene proprietà dei Cavalieri Gerosolimitani, altrimenti detti Cavalieri di Malta, che le concedono privilegi e autonomia giurisdizionale.
1414, Alberona assume la denominazione di castrum, segno del passaggio da semplice casale a luogo fortificato. In seguito viene elevata al rango di fortezza dai Re di Napoli.
XVI sec., un ramo della potente famiglia Gonzaga approda ad Alberona, che viene abbellita con opere di pubblica utilità, mentre la Chiesa Priorale è dotata di ricchi arredi.
1600, Alberona passa sotto il controllo dei Vescovi di Volturara.
1656, la peste provoca 384 vittime, tra cui il vicario generale don Pietro de Nigris.
1794, con l’abolizione dell’Ordine gerosolimitano, Alberona passa al Regno delle Due Sicilie.

La torre dei Templari

E’ un viaggio nella fede, nella memoria e nell’arte, quello che compie il visitatore che arriva in questo angolo della Daunia, adagiato nel verde dell’Appennino e nel refrigerio di innumerevoli sorgenti. Le risorse climatiche e paesaggistiche di Alberona sono il delizioso contorno di un centro storico che è stato segnato dalla presenza dei Templari, i leggendari monaci guerrieri. Piazza Civetta accoglie il viaggiatore con le linee pulite della neogotica Chiesa di San Rocco, per indirizzarlo poi subito, attraversato il corso principale, alla Chiesa Madre, eretta dai Cavalieri Templari. Sebbene rifatta nei secoli, conserva ancora, della presenza templare, il campanile, che fu torre militare, e due lastre di pietra con lo stemma dei Cavalieri di Malta. Scendendo per Via Torre, si giunge al Palazzo e alla Torre del Gran Priore (XII sec.), mentre per dissetarsi, dopo il saliscendi dei vicoli, ci sono le fresche acque della Fontanella, una costruzione a forma di casa con tetto a due spioventi.

Percorrendo le strette viuzze del borgo, dove si ammirano portali e stipiti artisticamente incisi, si arriva all’Arco Calabrese (XIV sec.), l’unico arco ligneo della zona, conservato intatto nel tempo. Proseguendo attraverso il centro storico, si sale verso la Chiesa di San Giuseppe (XVI sec.), importante per il portale in stile gotico e per la presenza di un interessante altare in pietra. L’Arco dei Mille (XV sec.) offre un ampio panorama e invita a scoprire la struttura monumentale della Fontana Muta (XIX sec.), le cui acque scivolano, silenziose e discrete, negli imponenti abbeveratoi in pietra. La via che rasenta la Villetta Comunale riporta verso il punto di partenza, dopo una sosta obbligata al Muraglione dove, respirando l’aria del Tavoliere, lo sguardo sorprende le isole Tremiti, approdo di aspirazioni e di sogni.Il prodotto del borgo

Semplici e genuini i prodotti di Alberona: innanzitutto l’olio di oliva extravergine, e poi salumi, conserve, formaggi, pasta fatta in casa e pane tradizionale.

Il piatto del borgo

Il menu locale non può prescindere dallo spezzatino di agnello, uova e cicorie e dal bollito. Altri piatti gustosi sembrano degli scioglilingua: al ristorante chiedete pezzéddhe, cicatéddhe e vròcchele p’a scardéddhe, lajianèddhe e cice, frettecéddhe p’i patane o carne a cciopparèddhe. Anche se non ne conoscete il significato, non resterete delusi.